Anonimo Tuareg – 1° classificato
Labirinto
Faccio fatica a fingere e tu pure, mi pare, per motivi opposti.
Non riesco a barare, i liberi rapporti non sono più tali,
le intenzioni mascherate, gli slanci frenati.
Conosci le mie figure, ti ho svelato il mio segreto,
gioco ormai a carte scoperte e con gli occhi bendati.
Ho iniziato a salire una scala minore, timoroso di quella reale,
per cercare di raggiungere la carta vincente, la Donna di Cuori,
ed ora mi trovo perso nel Labirinto dei sentimenti.
Ho sviluppato per l’occasione tutti i miei sensi,
il tuo profumo mi guida, il tuo respiro seguito come sospiro,
seguo il gradiente termico crescente negli angusti spazi
dei corridoi, da poco spettatori del calore della tua anima.
Come a mosca cieca mi sposto con le mani tese sempre avanti,
ti raggiungerò?
Mi sfugge e perdo il filo del discorso e del gioco
nelle stanze buie e sconosciute della ricerca e dell’attesa.
La tua impronta lasciata sui sensi amplificati
è diventata il mio sesto senso, distorto, fuori fase,
continuo a barcollare, Teseo mancante, non riesco a sbrogliare la matassa.
Sono mesi che cammino in questo sentiero di pareti monotono,
spinto dall’eco della tua voce,
a cercare ed essere cercato, attendere ed essere atteso.
Anche se conosco ogni pietra di questa rete che mi imprigiona,
mi sono perso ancora una volta e continuo a perdermi nel tempo.
A volte, corro credendo di averti intravista, e, arrivato vicino,
con le braccia tese avanti desideroso di un abbraccio più che di luce dell’unica porta,
... di nuovo, scompari e di nuovo, ti perdo.
Sono anni che mi muovo in queste vie oscure delle passioni e dei desideri,
già mille volte percorse,
il mio procedere nelle cieche stanze a passo ritmico, incerto, barcollante, a volte sicuro,
ingannato da specchi e scale bugiarde, oasi e fonti inesistenti,
rassomiglia ormai ad una danza con figure ed evoluzioni
che ricordano la tortuosità dei lunghi corridoi del labirinto.
Ancora una volta ti rivedo in fondo, mi avvicino e tendo le braccia
ho trovato la porta e sono fuori, abbraccio un’ombra, assetato.
Era la porta sbagliata,..si, sono fuori, ma in mezzo al deserto.
Paolina Carli – 2° classificato
Se potessi
raccontare senza rincorrere il pensiero sfuggente
l’incanto di una sera passata a mirare il tramonto
e le emozioni che esplodono dentro
quando lo avverto tornare
...descriverei quel qualcosa
che non ha nome e che dimora dentro di me
per mettere in luce il remoto ingabbiato
dalla velocità del pensiero
...griderei la rabbia di un cuore spaccato
costretto a piegarsi alla logica imposta
dal comune sentire che
ha inghiottito il tramonto e fatto traballare la luna
Adriana Scarpa – 3° classificato
E ricomincia l’ora degli uomini
Il salice stamane fluttua come un vessillo
tra manciate di moscerini. C‘è un’aria
che apre dentro i groppi dei pensieri;
e le membra si sforzano di sciogliersi,
di aprirsi chiare a ventaglio
come un guizzo di pesce d’argento.
Il canale ha fiato tiepido
sulla leggerezza dei gerani
srotolati nel sole, e il giorno cresce,
sommerge gli intonaci,
s’abbatte sui cancelli arrugginiti.
Questa mattina è diadema e stagione,
un sapore d’ossigeno alla mente,
e c‘è una parte d’attesa e meraviglia
nel cielo, che si muove e palpita.
Lo sbuffo d’una nuvola
rimane gonfiato a mezz’aria
negli attimi di pausa, gemme si allungano
dentro un chimono trasparente.
E ricomincia l’ora degli uomini
il seme che porta e trattiene
le sfide e i canti,
il ricordo e la speranza.
Aura Piccioni – 4° classificato
Testamento d’un artista
Nel giorno di dissoluzione
di me – uomo – desidero
che mie mani indimenticate
rimangano per loro tentativo
di creare la bellezza
che sentivo dentro.
Del mio corpo
non sarà altro che polvere,
ma i miei gesti, i miei pensieri,
il mio cuore, eccoli,
serrati dalla volta del cielo.
E l’eterno e il sublime
scolpiranno le mie parole
in animi senza nuvole,
e i miei pennelli, le mie matite,
e i miei fogli, i miei marmi,
i miei occhi li terranno
i sogni delicati di qualche ninfa
o silfide nelle acque blu dell’oceano…
Di me, nient’altro che polvere.
Le mie opere, in eterno.
Il mio nome, nei millenni.
E Urano possederà il mio animo,
e la mente durerà
oltre il grigiore dei giorni,
per tornare al momento
in cui l’auriga
dominerà le passioni.
Ma io, che sono passione,
io vivrò nel vento,
il mio canto riecheggerà nelle onde,
i dipinti si sveleranno tra le nubi,
la nebbia avvolgerà i miei scritti
e si dileguerà al baluginio
della prima aurora…
Maria Gabriella Meloni – 5° classificato
Leucade
Dal sommo della rupe
spingere lo sguardo
all’estremo orizzonte,
sfiorare con le nere ciglia
i selvaggi marosi
mentre il vento
sferza il volto
e colpisce le narici
l’alito salmastro
mescolato all’acre odore
di antichi cruenti riti…
Congedarsi dalla vita.
Essere già lambita
dalle ombre dell’Erebo,
già avvertire sul piede
la gelida onda d’Acheronte.
Protendersi sull’abisso…
Ritrarsi…Provocare
gli dei…Illudere le Moire
differendo il taglio del filo
cui è legata la vita…
Solitudine, silenzio,
incomunicabilità, indifferenza…
Dileguate la bellezza,
la giovinezza, l’ispirazione,
la passione…
Desolata e arida
come la rupe su cui
ti eri inerpicata.
E laggiù intorbidarsi
del mare, ceruleo, grigio
e bianco, selvaggio
come i denti
di un animale feroce.
Alessandro Puglia – 6° classificato ex aequo
Frantumi di maggio
La parola amarti
è appesa a questi giorni
come questi panni ammassati
ad orologi.
Mi stacco dal piedistallo
del mondo
fingendo di capire,
fingo anche di conoscerti.
La parola amarti
è appesa tra questa distanza
percorsa da noi.
E mi sento capace per la prima volta.
La parola amarti
è così cosparsa tra noi.
Odette Miceli – 6° classificata ex aequo
Una giornata delle meraviglie
In una giornata delle meraviglie
non mi chiamare, Madre
posso mettere un piede stroto e uno dritto
mi serve un abito su misura
mentre ti torci come un verme
Se il mondo mi rimorchia avrò dei ricordi
Dormi, Madre, riposa
un bacio posato sulle labbra
ci colpisce e divide
mentre vado coi miei piedi di carta
caracollando or sull uno or sull altro
bilanciando la mia vita per il centro.
Carla Tedde – 6° classificato ex aequo
Sorsi amari
In fondo al mare
brillano e riflettono la loro luce,
verso la pacata superficie,
miliardi di stelle ormai arrugginite.
Vorrei dileguarmi
tra le pieghe blu della notte,
dissolvermi nell’argento del mare,
per dimenticare quel giorno
destinato a dissipare un’alba
che per te restò tale.
A nella era valso nascondere
il rame di biancospino,
in quella temuta e odiata stagione,
predetta per la tua partenza.
Da allora,
dal mio calice,
bevo quotidiani sorsi amari
che tuttavia non riescono
a spegnere
la sete che ho di te.
Maurizio Pivatello – 6° classificato ex aequo
L’onda
Scruti l’orizzonte
sulla ventosa
spiaggia
polveri di vetro
tagliano
lo sguardo
l’attendi inerme
sicuro
della sua ineluttabile
precisione.
Ecco
l’orizzonte già si riempie
del suo rumore
increspa il cielo
rubando luce
al beneficiario del suo colore
invano accumuli barriere
da usare
al momento.
Confidi
sugli scogli
posti in lontana memoria.
Ma
nell’interno
il villaggio,
già le luci tremano
e
la loro vista
è ancor più odiosa.
Tutto
appare lontano
ora
che il rumore
è vicino.
Susanna Galimberti – 6° classificato ex aequo
Luna
Luna
che mi guardi
dal cielo
con la tua imponenza
Luna
che rischiari
il cielo
con la tua coerenza
che ogni volta
ti fa ritornare qua
Luna
io non sapevo,
ti ammiravo ogni notte
e ti sognavo accanto a me
la sera che non ti ho vista
la gelosia mi struggeva
poi rieccoti da dietro una nuvola
che, gelosa pure lei,
ti copriva al mondo.
Luna
forse ho peccato
a desiderarti tanto
impossibile impossessarsi di te
un così gran tesoro
può solamente essere di tutti.